lunedì 12 settembre 2011

SALVATORE GIUFFRIDA SI DIMETTE - IL RITORNO DI FRANCESCO POLI VERSO LA ASL 5 MESSINA, MA SULLA SANITÀ SERVIREBBE PIÙ DECENZA


Per parlare di Sanità a Messina non bisogna per forza partecipare a pranzi e cene né far parte di qualche circolo snob: basta essere senza lacci né scheletri. In questo preciso momento parlare liberamente di Sanità è necessario dopo il ciclone regionale “Russo – Lombardo” che ha mandato in frantumi tante certezze e rimesso in pista per Messina una vecchia conoscenza: Francesco Poli che sarebbe pronto a trasferirsi Asl 5 Messina per curare la malattia provocata per così dire dalle dimissioni di Salvatore Giuffrida. Francesco Poli, dunque quale cura o sanzione per i conti in rosso? Battute a parte la Sanità che finisce sotto esame è il segnale che una volta di più Raffaele Lombardo ha fallito. E con lui, Massimo Russo. Non basta usare slogan e facce brutte (di circostanza) per dirsi promossi né dichiarare: saranno tutti valutati sulla base di rigidissimi obiettivi di gestione. Alla Sanità siciliana servirebbe più dignità e ricerca di persone comuni per gestire le strutture e non nomi pluridecorati dalla politica. Solo così si garantirà un servizio umano per l’ammalato. Professionisti normali, ma etici e trasparenti che mettano a disposizione della comunità le loro storie esemplari, il loro modo di pensare e vivere: solo così la risalita sarebbe possibile. Tanto per non andare troppo lontano è bene dire che Messina ha urgentemente bisogno di manager sanitari umani dopo aver dovuto metabolizzare i costi necessari della politica lobbistica. Sanità efficiente significa vite umane salvate anche se poi la cronaca fa presto a dimenticare, presa com'è da altri impegni. Ma il dolore dei parenti rimane, insanabile, inspiegabile. Ed è un dolore acuito dai misteri che avvolgono spesso la morte in corsia o in sala operatoria. Dove se non ti muovi con cautela le cosiddette autorità cercano di mettere tutto a tacere prima della proverbiale lunghezza delle indagini, con i troppi perché che attendono una risposta. Dunque sanità e riforme, sanità e sprechi, sanità e veleni. Oggi dovrebbe essere tutto diverso con i blog, i media, le inchieste giornalistiche: si parla, sì , ma soprattutto si tace, sulla Sanitopoli messinese. Ai pochi indignati dello Stretto il doloroso compito di tenere viva la memoria, di cercare la verità anche se non c’è stata una morte. Ecco, cosa resta della tanta informazione sulla Sanità che a Messina è anche l’omicidio del professore Matteo Bottari, ma non solamente quello. C’è del marcio nel gestire i farmaci, nel fare i turni negli ospedali, nel reclutare gli infermieri o le stesse ambulanze. Marcio e marciume da far schifo. Sì, abbiamo l'impressione che la sanità non stia passando un bel momento: mancano gli uomini, manca la politica, manca la volontà, se è vero che certe notizie ormai le va a scovare solo il rompiballe di turno, quello più onesto. Eppure la storia della Sanitopoli è lì a testimoniare quanto lavoro ci sarebbe da fare e come l'informazione di noi indignati si offra quale amaro antidoto alle certezze di impunità della stessa macchina sanitaria. Che poi, non dimentichiamolo, è guidata da manager pluridecorati dalla politica: un giorno sono bravissimi e l’altro un po’ meno. Ma sempre a galla mentre gli ammalati affondano, se non addirittura crepano, per una medicina non idonea alla cura.

sabato 10 settembre 2011

MANAGER SANITARI: DOPO GLI ABUSI ADESSO TENTANO L’IMBROGLIO DELLE DIMISSIONI

Viene fatta circolare voce che i manager lombardiani della sanità che dovevano essere dichiarati decaduti per legge almeno 4 mesi orsono, avrebbero deciso, tutti e tre contemporanemente (ma vedi che coincidenza) di rassegnare le proprie dimissioni. Dimissioni che sono chiaramente irricevibili: i direttori generali vanno sottoposti al giudizio prescritto dalla legge non per mero piacere sanzionatorio (per quanto doveroso e necessario), ma per rispettare l’interesse pubblico alla trasparenza ed al rispetto della stessa legge. Le loro dimissioni non possono interrompere il percorso valutativo ed il relativo giudizio, che nel caso negativo deve comportare delle conseguenze a tutela dell’interesse pubblico.
Infatti, l’art. 19 comma 4 della Legge sanitaria è chiarissimo:
“Non sono riconfermati nella carica i direttori generali che non siano stati oggetto di valutazione positiva…”.
Il che, per analogia, comporta che per un direttore generale giudicato inadempiente dovrebbe ritenersi, a tutela dell’interesse generale, definitivamente conclusa la propria carriera nei ranghi dirigenziali della Pubblica Amministrazione: hai avuto la tua occasione, hai mancato l’obiettivo, adesso a casa!
Ragionamento più che logico. E necessario oggi più che mai, con una classe dirigente occupata da incapaci senza precedenti.
Nella realtà a quanto pare, l’omessa vigilanza da parte dell’assessore Russo, cui la legge prescriveva l’obbligo di controlli trimestrali e la facoltà di intervento commissariale nel caso si evidenziassero gli sforamenti poi certificati, ha consentito non solo il permanere dei direttori nell’incarico, ma addirittura non ha impedito che venissero conferiti da questi, a bufera già scoppiata, incarichi di grande rilievo.
Infatti, mentre Calaciura a Catania, a partire da giugno e quindi ben oltre i termini di decadenza, si è “limitato” a rinnovare una decina di contratti di collaborazione per qualche centinaio di migliaia di euro, appena qualche giorno fa, il 24 di agosto, mentre tutti i giornali parlavano del suo probabile licenziamento Salvatore Oliveri, direttore Generale ASP di Agrigento, ha sfornato una bella serie di incarichi, nominando persino posizioni di vertice dello staff dirigenziale. Tra questi la più discussa è la nomina di Antonino La Valle, nominato a capo nientemeno dell’Ufficio Provveditorato (l’ufficio di maggiore spesa). Questo signore risulta già condannato nel 2006 a risarcire 150.000 euro per una vicenda di prezzi gonfiati quando era a capo delo stesso ufficio presso l’ospedale San giovanni di Dio. Con un curriculum del genere e considerati i dante causa, chi si stupirebbe se continuasse nella bella carriera?
Ma come si fa ad applicare regole così ragionevoli ai propri fedelissimi, si saranno chiesti a Palazzo d’Orleans, addirittura ad un segretario politico (di paese) del partito del presidente?
Allora si tenta l’intentabile, si sfida l’insfidabile, si supera il ridicolo: “Facciamoli dimettere, così interrompiamo per sopravvenuta mancanza di causa il giudizio che la legge richiede venga espresso sui direttori generali, e magari tra qualche mese, muti muti, zitti zitti gli diamo un altro bell’incarico”.
Non si spiega senza una regia geniale la contemporanea decisione dei tre manager sanitari di “rimettere il mandato” nella mani dello stralciato. Del resto, è riuscito a confessare tranquillamente “rapporti politici” con tanto di promesse di assunzioni a boss di Cosa Nostra, vogliamo che non trovi qualche scusa per rimettere in pista i suoi capacissimi super manager? Magari col sostegno del PD e dei sindacati.
Anzi, proprio i sindacati, che ne stanno difendendo tanto inspiegabilmente l’operato, perchè non se li nominano a capo delle loro “aziende”, tipo RETI, STREC, ST&T, etc.? Magari riuscirebbero ad ottenere qualche altro bel contributo, basterebbe presentare curriculum e appertenenze. A meno che i posti disponibili non siano già occupati dai loro stessi parenti.
Ma la colpa non è loro, non solo almeno, e neanche di chi sta utilizzando metodi da igiene mentale per mantenersi ad un potere ormai utile solo a se stesso e soci, ma è di chi glielo consente, con danni ormai incalcolabili alla convivenza sociale.
(sudpress)

Asp 5, Lombardo: “Giuffrida rischia il licenziamento”. Tetto di spesa sforato di 18 milioni

La sanità oggi funziona meglio ma se qualche manager non pareggia i conti sarà sanzionato come previsto dalla legge”. A prendere l’impegno con i giornalisti è Raffaele Lombardo, rispondendo alle domande sui quattro dirigenti delle Asp che non hanno mantenuto sotto controllo la spesa sanitaria e ora rischiano il licenziamento

"Ieri – afferma il governatore, secondo quanto riporta un’agenzia Agi – assieme all'assessore Russo abbiamo incontrato i manager e abbiamo esaminato le carte. E' gente valida, ma se anche ha ridotto il deficit in maniera consistente dovrà comunque risponderne”. Rimane confermato infatti lo sforamento del budget, il più grosso a Messina (Asp diretta da Salvatore Giuffrida), con 18 milioni, poi a seguire Catania (Giuseppe Calaciura) con 16 milioni di debito di cui 13 per un decreto ingiuntivo presentato dal Comune, quindi Agrigento (Salvatore Oliveri), con 4 milioni, e Siracusa (Franco Maniscalco), con 900mila euro. “Molti hanno dovuto pagare grossi debiti, decreti ingiuntivi, contenziosi e nessuno mette in discussione la loro abnegazione, ma i conti vanno fatti quadrare”, osserva il presidente.

Ma a chi non raggiunge l'obiettivo cosa accadrà? “Il problema è proprio questo -ha risposto Lombardo- valuteremo la questione insieme a Russo e i suoi dirigenti perché durante il vertice di ieri è stato tutto verbalizzato. Dopo di che si arriverà a una conclusione la settimana prossima”.